Una famiglia radicata nella storia della vita catanese, i cui membri hanno occupato tra le più importanti cariche dell'Amministrazione del regno di Sicilia, fin dal tempo degli Aragonesi
L'antica famiglia dei Zappalà-Asmundo risale al periodo della Sicilia aragonese e nel corso dei secoli ha rivestito importanti cariche amministrative del Regno di Sicilia. Inizialmente formata da due famiglie: gli Asmundo e i Zappalà, i primi originari di Pisa si unirono ai secondi intorno al terzo decennio dell'800 attraverso due matrimoni.
Nel 1934 donarono al Museo Civico del Castello Ursino di Catania la raccolta di dipinti, reperti archeologici, porcellane maioliche, armi antiche, monete, manufatti di arti minori. La Collezione Zappalà-Asmundo costituisce una parte rilevante del nucleo di opere d’arte custodite dal museo civico catanese.
Le origini della famiglia Asmundo sono molto antiche e si perdono nella leggenda. Secondo alcune fonti, originaria di Pisa, conosciuta anche come Sismondo o Sismondi fin dai tempi di Carlo Magno, sarebbe arrivata in Sicilia al momento della conquista normanna dell'isola al seguito del conte Ruggero. Sarebbe in questo caso legata alla famiglia pisana Sismondi, citata da Dante Alighieri nella Divina Commedia, di cui fecero parte Sigismondo, divenuto Priore della Repubblica di Pisa nel 774, e Kinzica de' Sismondi. Altri la ritengono originaria di Malta, trasferitasi in Sicilia al tempo dei vespri siciliani nel XIII secolo. La discendenza potrebbe derivare dagli Asmundo, re di Svezia prima dell'anno mille.
“Nel 1946 sono stati selezionati 46 dipinti della collezione che il barone Giuseppe Zappalà-Asmundo aveva lasciato al Comune, con disposizione testamentaria del 1935, avendola in parte ereditata da quel Raffaele Zappalà Finocchiaro mecenate di Giuseppe Sciuti che lo aveva messo in rapporto con i pittori napoletani Domenico Morelli e Filippo Palizzi. La collezione conta anche 7527 stampe di diverse epoche, porcellane e oggetti d’arte come i due violini barocchi attribuiti a Girolamo Amati e a Matto Goffriller".
(Luisa Paladino, Catania: la città, la provincia, le culture, a cura di Nino Miuzzo, Volume I – ed. Dafni, 2005)
Le famiglie, entrambe appassionate d'arte, diedero vita ad una collezione che costituisce una parte fondamentale delle opre d'arte esposte presso il Museo Civico di Castello Ursino. Nel 1934 i discendenti hanno donato al Museo la loro collezione: i dipinti, armi antiche, monete, resti archeologici e maioliche siciliane. Queste ultime, risalenti tra il XVI e il XIX secolo, sono di varie tipologie: bocce, bottiglie, brocche, anfore e fiaschi provenienti dalle botteghe di Caltagirone e Burgio.
Un elemento comune a tutti questi manufatti di vasellame è la ricca decorazione con motivi fitomorfi e colori brillanti come il blu cobalto, il giallo e il verde. Spesso, nella parte più ampia dei vasi, troviamo dei medaglioni a sfondo bianco e giallo con dipinti di santi e martiri come San Giovanni Battista, San Lorenzo o figure femminili e paesaggi vari. L'esposizione delle maioliche siciliane appartenute alla collezione Zappalà-Asmundo fa parte della mostra diffusa "I vasi degli speziali - Maioliche siciliane dal XV al XIX secolo", tenutasi dal 28 settembre 2019 al 6 gennaio 2020 in quattro sedi espositive differenti: Museo diocesano di Catania, Museo Civico Castello Ursino, MUCEB Museo Ceramica di Burgio e Museo della Ceramica di Caltagirone.
E' possibile ammirare l'esposizione del Museo Civico nella sala 19.
1856 ca.
1700 ca.
XVIII sec.
XVIII sec.
Prima metà sec XVI
Prima metà del XVII sec.
Prima metà del XVII sec.
Seconda metà del XVIII sec.
Prima metà del XVII sec.
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