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IL CASTELLO DEL
GOLFO

Il Castello Ursino fu concesso dallo Stato in uso al Comune nel 1930 per essere destinato a Museo Civico. Edificato nel 1239 con la funzione strategico-difensiva sulla costa dall’imperatore Federico II di Svevia, della dinastia degli Hohenstaufen, ne divenne una sua rappresentazione simbolica. L’imponente architettura gotico medievale, lo slancio delle torri, la decorazione architettonica dei capitelli, simboleggia la massima espressione medievale del potere imperiale.

Per cominciare la visita del castello è opportuno compiere un rapido giro attorno, in modo da ammirare la grandiosa mole del maniero ed osservare l’effetto delle enormi torri che si ergono in maniera imponente dal fossato. Oltre le opere di fortificazione, si potrà osservare la colata lavica del 1669, che dividendosi in due bracci, recinse il castello senza danneggiarlo.

Nella parte meridionale, le finestre cinquecentesche danno al castello l’aspetto di un sontuoso palazzo, mentre sul lato di levante si notano le varie aperture, ora in forma di feritoie, ora ogivali e sotto una di esse si può osservare un caratteristico pentalfa in pietra lavica inserito nel frontoncino di calcare. L’ingresso principale, che si affaccia sulla piazza Federico di Svevia, era protetto da un ponte levatoio e da mura difensive i cui resti sono ancora visibili. Prima di passare per la grande porta ogivale che immette all’interno del castello si dia uno sguardo alla piccola edicola, situata in alto, a destra, raffigurante l’aquila sveva che stringe fra gli artigli una lepre, o secondo alcuni, un agnello.

Protagonista, nei secoli, di alterne vicende, testimone della storia e delle istituzioni pubbliche cittadine, il Castello fu destinato a diversi usi e funzioni, reggia, fortezza, prigione, caserma e, dopo il 1860, passò alle dipendenze del demanio.

Il nome del castello si riferisce probabilmente alla sua posizione originaria: "Ursino" deriverebbe da Castrum Sinus, cioè "Castello del Golfo".

LA STRUTTURA

La struttura del Castello esprime gli aspetti essenziali dell'architettura Federiciana: una pianta rigorosamente geometrica definita da un doppio perimetro quadrato con al centro un'ampia corte interna. Una struttura perfettamente regolare e simmetrica che ripete se stessa, segnata da quattro torri angolari e quattro torri mediane, due delle quali ancora esistenti.

La costruzione è di forma quadrata con torrioni ai suoi angoli alti 30 metri, ai lati nord ed ovest due torri mediane a base semicircolare. Misura 63 metri di lato con muri larghi 3 metri.

L’ingresso, semplice, ha sopra in una nicchia una scultura raffigurante un'aquila che afferra una lepre. Al suo interno vi è un bel cortile con scala esterna in stile gotico-catalano.

LE CATASTROFI NATURALI

Le catastrofi naturali del XVII secolo determinarono l’aspetto attuale del Castello Ursino: la colata lavica del 1669 coprì i bastioni e le basi a scarpa delle torri, ma soprattutto alterò la linea di costa con conseguente perdita della posizione strategica della fortezza. A soli ventiquattro anni dall’eruzione, il terremoto del 1693 danneggiò ulteriormente la struttura facendo crollare le semitorri ad est e a sud ed anche il torrione di sud-est.

In età napoleonica riacquistò il ruolo di fortezza a difesa della città. Il castello passò al Demanio Regio nel 1860 e fu utilizzato come caserma fino agli inizi del Novecento.

IL COMUNE DI CATANIA

Nel 1932 il Comune di Catania affrontò il difficile compito del restauro del Castello, inteso a recuperare la costruzione duecentesca originaria e le nobili forme cinquecentesche, liberandole dalle superfetazioni (aggiunte edilizie) dei secoli successivi. Dopo due anni, nel 1934, il Castello Ursino fu aperto al pubblico come sede del Museo Civico di Catania.

Tra il 1988 e il 2004 sono stati eseguiti vari interventi di restauro a cura della Soprintendenza BB. CC. AA. di Catania, con finanziamenti europei.

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IL CORTILE

Il centro del Castello è costituito dal cortile interno, anch’esso a pianta quadrata. Accedendo dal lato nord, ci si trova di fronte la bella facciata interna dell’ala meridionale, che nel XVI sec. fu modificata con l’apertura di cinque finestre in stile tardo rinascimentale.

Molto suggestivo sul lato sud è il bel portale che dà accesso al Salone San Giorgio su cui spiccano delle iscrizioni e dei graffiti realizzati dai prigionieri all’epoca in cui il castello era adibito a carcere, fra la fine del XVI e il XVIII secolo. Alcuni sono raffigurazioni di imbarcazioni a vela o costruzioni di difesa, altri sono iscrizioni a carattere poetico, come quella in siciliano che recita:

“Chistu è locu miseru e infelici, locu di crudeltà, di vita amara ca si cunta e placa, si parra e dici, e c’ha di scuntintizza si va a gara, ca’ si fanu cuntenti li nimici, cà paria cà fortuna no ripara, a sto locu si provanu l’amici, e a stu locu s’imprindi e s’impara”.

O l’altra latineggiante:

“Ora chi privu su di libertati…”

  • Di rilievo è il nodo di Salomone raffigurato sulla parte destra del muro, a fianco della vetrata che guarda l’interno del museo, simbolo usato nell’arte paleocristiana che rappresentava l’unione tra l’uomo e la divinità, ossia il microcosmo e il macrocosmo.
  • Notevoli sono i numerosi reperti antichi disposti lungo i quattro lati, in maggioranza provenienti da siti catanesi di epoca romana e i vari frammenti architettonici provenienti dal teatro romano di Catania.
  • Interessante è anche la presenza di due sarcofagi del IV-V sec. d.C. provenienti rispettivamente dall’area cimiteriale di via Dottor Consoli e da una necropoli nei pressi della chiesa di S. Teresa.

IL TEATRO

Quella che oggi è definita "Sala del Teatro" altro non era, in origine, un’area del Castello dedicata a rappresentazioni teatrali e musicali. Questa sala, come tutte le sale di raccordo, presenta una volta a crociera, i cui costoloni poggiano su eleganti mensole e non su capitelli. Vi si trovano esposti alcuni reperti provenienti dall’area del teatro romano della città, recuperati dal Principe Biscari durante gli scavi che effettuò nel 1750 nel sito.

  • I romani costruirono il teatro in età repubblicana sulle vestigia di quello greco, che nel IV sec. a. C. era sorto sul declivio della collina dell’acropoli di Montevergine, odierna piazza Dante, ampliandolo e arricchendolo di marmi.
  • Costruito in lava, il teatro fu dotato di un’ampia cavea, con una capienza di 7.000 spettatori.
  • Grande plinto marmoreo, posto accanto alla porta regia della scena del teatro, su cui doveva sovrapporsi una colonna di dimensioni notevoli. Raffigura sul lato principale panoplia (trofeo) tra due Vittorie alate inginocchiate, sul lato sinistro prigionieri barbari, sul lato destro figure femminili. Questo motivo iconografico celebrava la vittoria dei Romani contro i Barbari, e sottolineava quanto Catania fosse perfettamente integrata nella vita dell’Impero. Collezione Biscari.

LE SCUDERIE

Il soffitto della sala un tempo adibita a scuderia, è una grande volta ogivale priva di crociere, ma costellata di buchi, che altro non sono che anfore capovolte, disposte simmetricamente, con lo scopo di alleggerirla.

  • In fondo a sinistra, coperti da una lastra di vetro, ci sono i resti di un antico scalone, usato probabilmente nel XVI sec. per accedere al primo piano, demolito nel 1932, quando fu realizzato un restauro che si proponeva di riportare la sala allo stato originario.
  • Nella sala sono esposti i reperti di epoca romana rinvenuti nella città.
  • Tra le opere presenti nella Sala Scuderie del Museo sono presenti due frammenti di un fregio che rappresenta una Gigantomachìa risalente al III secolo d.C. e un torso virile dedicato a Giove, ritrovato vicino al convento di Sant'Agostino dal principe Biscari nel 1737.

LA SALA DEL PARLAMENTO

L'area denominata "del Parlamento" pare che fosse destinata ad ospitare ricevimenti e adunanze, infatti il nome che le è stato assegnato deriverebbe proprio dal fatto che durante il regno aragonese, dal 1283, il Castello fu sede delle assemblee del primo Parlamento Siciliano. Le ampie finestre risalgono invece al XVI sec., periodo in cui il vicerè De Vega elesse il castello a sua residenza.

  • Quasi sicuramente si accedeva all’area del Parlamento da uno scalone che partiva dal cortile attraversando l’ala ovest, in cui è ancora possibile ammirarne i resti sotto il livello del pavimento della Sala 4 “Scuderie”.
  • Oggi la Sala Del Parlamento ospita alcune opere della quadreria che Giovan Battista Finocchiaro, presidente della Corte Suprema di Giustizia di Palermo, aveva collezionato durante tutta la sua vita, e che lasciò in eredità alla sua città natale Catania perché ne godesse l'intera comunità.
  • Inoltre, sono presenti opere dei più noti pittori del Seicento, del Settecento e dell'Ottocento siciliano insieme ad alcune tavole, anche precedenti, attribuite allora a scuole di grandi maestri del panorama artistico internazionale quando non direttamente a loro (de Wobreck, Polidoro da Caravaggio, Stomer, Paladini, Preti).

LA SALA SAN GIORGIO

L’ampio salone San Giorgio era un tempo chiamato “della cappella” perché, nella parete del lato meridionale, attraverso un elegante portale quattrocentesco, si accedeva alla cappella di Corte dedicata a San Giorgio, realizzata dagli Aragonesi all’interno della torre mediana del lato sud del Castello. I resti delle colonne che tuttora si osservano, dimostrano che originariamente questa sala era sormontata da tre volte a crociera, che nel XVI furono sostituite da un soffitto di legno. Nel Cinquecento i Vicerè spagnoli realizzarono in questa sala delle ampie finestre rettangolari per renderla più luminosa.

  • San Giorgio è stato un militare romano secondo una consolidata e diffusa tradizione, un martire cristiano, venerato come santo megalomartire da quasi tutte le Chiese cristiane che ammettono il culto dei santi.
  • Nel Medioevo la leggenda della lotta di san Giorgio contro il drago divenne il simbolo della lotta del bene contro il male e, per questo, il mondo della cavalleria vi vide incarnati i suoi ideali.
  • San Giorgio è patrono dell'Inghilterra, del Portogallo, della Lituania, del Montenegro, della Georgia e dell'Etiopia.

LE TORRI

Le torri che oggi compongono il Castello sono: la Torre delle Bandiere, la Torre del Sale, la Torre dei Magazzini e la Torre dei Martìri. Tra loro hanno la caratteristica in comune di essere esternamente circolari ed internamente ottagonali, come dimostrano le perfette raggiere delle volte ad ombrello.

  • La Torre delle Bandiere prende il nome dalle bandiere e/o insegne regali e cavalleresche che su di essa sventolavano. Presenta una pianta ottagonale e la volta decorata da una reggiera di costoloni che pendono come un ombrello.
  • La Torre del Sale trae il suo nome dal probabile utilizzo come deposito del sale. Degna di nota è la testina su cui poggia una delle mensolette che sorreggono i costoloni, tutte le altre poggiano su differenti motivi floreali.
  • La Torre dei Magazzini è stata danneggiata dal terremoto del 1693, che l'ha assottigliata al suo interno, modificandone la sua caratteristica forma ottagonale. I recenti restauri hanno attuato un'opera di consolidamento e di rifacimento, oggi ospita la scala e l'ascensore, utili per poter accedere al I e al II livello del castello.
  • La Torre dei Martìri è definita tale o "delle torture" in quanto adoperata per rinchiudere e perseguitare i prigionieri.
    E' illuminata da una tipica feritoia di forma sottile e allungata, e presenta sulla parete un'apertura che nel XVII secolo veniva utilizzata per le artiglierie.

IL FOSSATO

L’area esterna sud-est del Castello, dopo imponenti interventi di restauro realizzati dalla Soprintendenza di Catania, è stata consegnata alla Città alla fine del 2009. Nel fossato è stato riportato alla luce parte dell’antico sistema di fortificazione della città, dopo aver rimosso una parte della colata lavica che aveva lambito il Castello nel 1669.

  • L’opera viene realizzata – a partire dal 1542 – su progetto dell’ingegnere militare Ferramolino da Bergamo, tenendo conto delle mura preesistenti risalenti al XIV secolo e realizzate per volontà di Federico III d’Aragona.
  • Furono gli stessi cittadini catanesi a finanziare la costruzione della cortina difensiva, perché Catania era stata esclusa dal programma di fortificazione delle principali città del Regno di Sicilia, promosso dall’imperatore Carlo V per contrastare gli incessanti attacchi turchi.
  • All’angolo tra i lati sud ed est, i lavori di scavo hanno riportato alla luce la garitta al passo del castello costruita tra il 1621 e il 1637 per dare riparo ai soldati.