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MUSEO CIVICO CASTELLO URSINO

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Gli ambienti museali

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MUSEI RIUNITI

Il Museo Civico è sorto grazie alle donazioni di illustri collezionisti privati catanesi, rappresenta quindi una testimonianza della storia culturale della città.

Il 20 ottobre 1934 il Castello Ursino diviene sede dei “Musei Riuniti” e viene inaugurato alla presenza del Re Vittorio Emanuele III. Questo eccezionale evento fu possibile perché, contemporaneamente ai lavori di restauro, venivano trasportate e ordinate le opere delle collezioni che l’archeologo Guido Libertini, nel 1930, aveva potuto catalogare direttamente presso i locali del museo del Principe Ignazio Vincenzo Paternò Castello di Biscari, su incarico del soprintendente alle Antichità Paolo Orsi. Il primo direttore onorario del nuovo Museo Civico è stato lo stesso Guido Libertini, dal 1934 al 1953, anno della sua morte.

L’allestimento del nuovo museo viene affidato all’architetto Giuseppe Pagnano; il progetto di massima, presentato nel luglio 1989 ed ampliato nel giugno 1990, si sofferma sull’assetto museologico voluto da Libertini, “il futuro Museo Civico assumerà la struttura di un museo di musei e cioè mostrerà, in sequenza cronologica di formazione, le collezioni private costituitesi a Catania nel corso dei secoli XVIII e XIX: Museo Biscari, Museo Benedettino, Collezione Zappalà Asmundo, Collezione Finocchiaro e Civica, Donazione Rapisardi”. (ASCACT, CT15-18, G. Pagnano, pag. 20)

Tra le opere esposte si ricorda una piccola raccolta di tavolette bizantine e le opere della collezione Finocchiaro, tra le quali spiccano: “San Cristoforo” di Pietro Novelli, “Natività” di Geraci (copia della “Natività” di Caravaggio, trafugata a Palermo nel 1969), “Cristo deriso” di Matthias Stomer, “Ultima cena” di Luis de Morales (sec. XVI) e “Morte di Catone”, già attribuito a Gerardo von Hontorst, ma che alcuni esperti ritengono piuttosto debbano essere attribuite al suo allievo, il fiammingo Matthias Stomer.

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UNO SCRIGNO DI CULTURA

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UN MUSEO DI MUSEI

L’allestimento del nuovo museo viene affidato all’architetto Giuseppe Pagnano; il progetto di massima, presentato nel luglio 1989 ed ampliato nel giugno 1990, si sofferma sull’assetto museologico voluto da Libertini, “il futuro Museo Civico assumerà la struttura di un museo di musei e cioè mostrerà, in sequenza cronologica di formazione, le collezioni private costituitesi a Catania nel corso dei secoli XVIII e XIX: Museo Biscari, Museo Benedettino, Collezione Zappalà Asmundo, Collezione Finocchiaro e Civica, Donazione Rapisardi”. (ASCACT, CT15-18, G. Pagnano, pag. 20)

Tra le opere esposte si ricorda una piccola raccolta di tavolette bizantine e le opere della collezione Finocchiaro, tra le quali spiccano: “San Cristoforo” di Pietro Novelli, “Natività” di Geraci (copia della “Natività” di Caravaggio, trafugata a Palermo nel 1969), “Cristo deriso” di Matthias Stomer, “Ultima cena” di Luis de Morales (sec. XVI) e “Morte di Catone”, già attribuito a Gerardo von Hontorst, ma che alcuni esperti ritengono piuttosto debbano essere attribuite al suo allievo, il fiammingo Matthias Stomer.

LA COLLEZIONE CIVICA

Oggi il museo è visitabile quasi in tutti i suoi spazi, si possono ammirare opere già dalla prima sala d'ingresso, la sala delle Armi, proseguendo un ascensore o delle ampie scale fanno accedere ai due piani superiori, al primo si trova la grande Pinacoteca, al secondo livello, un Open Space, oltre ad ospitare altri percorsi museali, Numismatica, disegni ed incisioni dell'architetto Sebastiano Ittar, macchine tessili di una fabbrica catanese dell'800, e ancora opere pittoriche e scultoree, si apre in fondo alla sala una vista dall'alto con sfondo l'Etna e i tetti della città.

Al pianterreno è possibile ammirare:

  • la collezione dei Padri Benedettini che, creata nella seconda metà del Settecento, per iniziativa dell'Abate Amico e del Priore Scammacca, e costituita da reperti greci e romani rinvenuti a Catania O acquistati a Napoli e Roma;

  • la collezione Biscari, una straordinaria collezione 'antiquaria' ammirata da visitatori di tutto il mondo, costituita nel XVII secolo grazie alla passione del nobile erudito lgnazio Paternò Castello Principe di Biscari, annovera reperti provenienti dagli scavi condotti dal principe (a Catania e nei suoi possedimenti di Camarina, Lentini ecc.) o acquistati nei principali mercati antiquari (Napoli, Firenze o Roma).

Salendo al piano superiore si accede alla ricchissima Pinacoteca del Castello: frutto di acquisti, donazioni e lasciti (dalla collezione Finocchiaro, ai fondi Mirone, Zappalà-Asmundo e Balsamo), tra le tante opere in esposizione, la galleria può vantare alcuni eccezionali capolavori di De Saliba Novelli, Stomer, Minniti, Sciuti, ecc.

Il museo ancora oggi è luogo di rinnovamento e crescita, aprirà tutte le sue sale del deposito grazie a un grande progetto di riqualificazione, 'work in progress'.